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LABORATORIO / CARVER COUTRY

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Il laboratorio è aperto a tutti coloro che, professionisti e non, abbiano voglia di mettersi in gioco e condividere con la Compagnia Dimitri/Canessa un momento di ricerca e sperimentazione. Per questo gli incontri  non vogliono essere un momento di formazione pura; si tratta piuttosto un apertura, un momento di condivisione con i partecipanti del processo creativo della Compagnia e dei temi che attualmente ne accompagnano la ricerca.

Il lavoro della Compagnia è infatti caratterizzato da un metodo di creazione collettiva in cui i ruoli vengono spesso ribaltati e nulla si da per scontato. Ogni partecipante alla creazione (o al laboratorio) apporta un contributo personale ed è chiamato ad intervenire in prima persona nelle proposte di lavoro. Il tutto, messo a disposizione delle tematiche prescelte, supportato da un forte senso estetico condiviso e ponendo sempre il  punto d’interesse centrale sul corpo in quanto contenitore del tutto, del concreto e del sottile, del gesto come della parole. Veicolo fondamentale di comunicazione.. 

 

La proposta della Compagnia Dimitri/Canessa è attualmente rivolta verso un altrove poetico, in una sorta di riconciliazione con quel “mondo contemporaneo” che era stato oggetto di sbeffeggiamento nella precedente produzione: Hallo! I’m Jacket! il gioco del nulla.

 

«La necessità che ci ha mosso è stata quella di ritrovare, all'interno di questo grigio/ovunque, segmenti di luce. Piccole epifanie. Spazi poetici. Chiarito questo, un autore si è riaffacciato con forza alla nostra memoria. Raymond Carver».

Ed è proprio intorno alle poesie di Carver, piccoli universi carichi di umanità tangibile, fragile e potente al contempo, che si snoderà il lavoro proposto nei giorni di laboratorio.

 

"La potenza del testo e l’abilità creativa della Compagnia Dimitri/Canessa  si esplicano proprio nella capacità di coinvolgere emotivamente, toccando le corde scoperte dell’animo umano – la paura di morire e di vivere, le nevrosi, il timore di essere inadeguati di fronte alle piccole o grandi difficoltà – e conducendoci ad intraprendere la medesima ricerca e ad affrontare lo stesso sforzo creativo. È, infatti, impossibile non rimanere contagiati da quella stessa stringente necessità di raccontare storie, reali o meno, di parlare di sé e del mondo circostante, di acquisire una maggiore conoscenza della realtà grazie alla narrazione di nuove esperienze: la morte del cane della propria figlia, un amore tragico ed autodistruttivo, un dialogo commovente con il proprio padre, il rapporto morboso con una madre assillante. Tanti frammenti di (forse) ipotetiche esistenze, distanti e differenti, si uniscono a formare un mosaico polimorfo e disorientante, ultimo tentativo disperato di godere pienamente della vita in tutte le sue sfaccettature: momenti di grande intensità emotiva si accompagnano, allora, a situazioni comiche e grottesche, replicando l’imprevedibile mutevolezza della esistenza, che può rivelarsi oscura o luminosa nella più diverse situazioni.”  MILANOTEATRI

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