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GEPPETTO 201

NUOVA PRODUZIONE 

regia: Elisa Canessa

con: Federico Dimitri e Andrea Noce Noseda

musiche originali: Morten Qvenild 

disegno luci: Marco Oliani

Lo spettacolo è tratto dal romanzo di Fabio Stassi, Mastro Geppetto - Ed. Sellerio

 

Geppetto, il babbo di Pinocchio...
E se Pinocchio non esistesse? Se fosse solo un sogno? Una visione? Pinocchio è solo un pezzo di legno!
Geppetto è un pazzo?! Può darsi. Ma il suo inseguire incessantemente un figlio che non esiste ci parla della luminosa resistenza di chi ha votato la propria vita ad un sogno. A prescindere da tutto. Ci parla di chi ha immaginato un’altra possibilità, un’altra vita, nella quale la poesia può sopravvivere ad un mondo insensato e violento.

Pinocchio, dicevamo, è solo un ciocco di legno. E’ “corteccia dura da catasta... buona neppure per il fuoco”. E i ciocchi di legno non ridono, non parlano, non soffrono il solletico e non fanno acrobazie. L’uomo Geppetto esce dalla fiaba, ne scardina completamente gli assi per spostarsi su un palcoscenico contemporaneo dove la povertà, la crudeltà, ma soprattutto l’amore sono motore concreto dell’azione. E allora tutta la storia precedente, quella che conosciamo da quando siamo bambini, cambia di colpo di significato. Si trasforma. Produce la metamorfosi che cambia la finzione della fiaba in una verità più luminosa e commovente. Più umana. 

Geppetto è l’ultimo tra gli ultimi. E’ un San Giuseppe ancora più derelitto e umile...
Più storto e più solo. Lo zimbello del paese. Eppure non si ferma davanti a niente: è portatore di quella incredibile capacità di sognare e di amare che lo fa andare avanti nonostante tutto e tutti. Il figlio, se lo partorisce da solo! E’ scintilla vitale. Fruscio d’ali nella caverna della sua mente. lo rincorre senza capire che è un sogno, un desiderio, un fantasma del cuore.

GEPPETTO disubbidisce a tutto: alla solitudine, alla miseria, all’afasia, all’oblio e persino alla morte, entrando a far parte a pieno titolo alla stirpe dei personaggi irriducibili, quali Ulisse o Don Chisciotte. E se questa è una favola rovesciata, il rovesciamento è fare di Geppetto Pinocchio. Allora queste sono “Le avventure di Geppetto”, un povero diavolo come i tanti poveri diavoli, che solo nell’arte possono trovare casa. Nel luogo delle ombre fatte sostanza. 

Ma la a sostanza di Geppetto è il clown... 

“Grande addomesticatore di grilli, amico personale di sua eccellenza la Fata Turchina, pare che per anni abbia vissuto nel ventre di un pescecane! Crede che una marionetta di legno sia il suo figliolo; l’ha registrato pure all’Anagrafe! Lo cerca ovunque e mai lo trova! Signore e signori, il più grande clown del mondo: GEPPETTO!”. 

Nel circo, monumento all’assurdo e mattatoio degli uomini, Geppetto mette in scena l’involontaria comicità di tutti i poveracci della terra. Ci fa ridere e ci fa piangere. Cadee si rialza. Cade, e si rialza. Mille e mille volte. Geppetto muore? Forse Geppetto muore... Ma la poesia no.

 

“Geppetto 201” è una partita di scacchi tra l’amore e la morte. È purezza ed essenzialità dell’arte. È sguardo introspettivo verso la bellezza plasmata dall’irrazionalità. È caos, e voglia di fuga verso un mare di carta velina. È desiderio di un’attesa o di un ritorno. È la vocina nel buio che un folle attribuisce a un pezzo di legno.

Come la scorza di un legno da catasta, questo spettacolo andrebbe piallato. Eppure “Geppetto 201” ci piace così: pieno di scaglie e nervature, con qualche imperfezione e un senso d’incompiutezza; emblema del rovello di ogni artista, sempre insoddisfatto, teso verso una levigatezza di fatto irraggiungibile e in definitiva biasimevole, perché lontana dalla vita reale.

VINCENZO SARDELLI - Krapp's Last Post

 

Un viaggio candido e visionario in quel che rimane di Pinocchio. Grazie al romanzo di Fabio Strassi e agli ottimi attori che danno vita ad un mosaico di immagini antiche dalle forme nuove. Il resto lo fa tutto l’intelligenza scenica di questo duo livornese. Visione artistica multidisciplinare. Il rischio era dover fare i conti con un immaginario inflazionassimo. E invece se ne esce molto (molto) bene.

DIEGO VINCENTI - Hystio

 

“Geppetto ci parla di tutti coloro che cercano un'altra vita e credono ancora che la poesia possa sopravvivere in un mondo violento e senza senso. Elisa Canessa, Federico Dimitri, Noce Noseda e Morten Qvenild non solo credono in questo potere della poesia, ma con questa produzione ne sono diventati essi stessi parte”

BRIGITTE ELSNER-HELLER - Thurgaukultur.ch

 

"I due attori in scena interpretano un’appassionata performance, bella da vedere e interessante, da ascoltare. Una messinscena dal ritmo fisico e testuale molto sostenuto, un lavoro teatrale molto convincente, che ha messo in evidenza anche la consolidata capacità attoriale degli interpreti"

LAURA SESTINI - The Black Coffee

 

 

 

Produzione: Compagnia Dimitri/Canessa, Theaterwerkstatt Gleis 5

Progetto Goldstein e Nuovo Teatro delle Commedie

Con il sostegno di: fondazione culturale del Canton Turgovia,

dipartimento culturale città di Frauenfeld e Kulturpool Regio (CH)

 

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