HALLO! I'M JACKET! è uno spettacolo fortemente ironico. E' il riflesso ridicolo e dissacrante di un sentire che trae invece origine da riflessioni ben più amare, che riguardano in generale il cosiddetto “mondo contemporaneo”, con la sua rapidità da fast food mediatico, cultura usa e getta e ansia performativa. Immersi fino al collo in una realtà che sembra dare sempre più credito a ciò che semplicemente è di tendenza, ci “facciamo beffa” di questo nostro essere costantemente assillati dall’idea di essere: Produttivi! Seduttivi! Interessanti! Alternativi! Fighi! Indipendentemente da quali siano i contenuti e i saperi. L’amarezza lascia però spazio totale alla buffoneria, alla presa in giro, all’ironia surreale. In questo mondo così caricaturizzato, qual è il rapporto dell’artista con la creazione? Con lo stare in scena? Con l’esibire se stesso su un palco vuoto? Cos’ha da dire questo teatro contemporaneo??? In Hallo! I’m jacket! tutto viene estremizzato: la performance artistica è metaforicamente tradotta con la prestazione sportiva. Il performer, un atleta che, sul palco, sventola con convinzione la bandiera bianca della mancanza totale di contenuti. Sul volto, lo smagliante sorriso dell’idiozia. Il teatro, è paradossalmente trasformato nello stadio che accoglie all’attesissimo “campionato mondiale della performance”. I due performer, i due buffoni, i due clown di questo spettacolo lottano, gareggiano, danzano, sudano… per nulla! solo per piacervi, per farvi divertire.
Hallo! I'm Jacket! è la ridicola caricatura di un mondo zoppo, ma che corre trafelato verso il successo. Un successo qualsiasi. Un mondo paradossalmente svuotato di senso e di contenuto. Di amore e di poesia.
"La presa in giro di alcune formule del Teatro Contemporaneo è palese ed efficace nella sua irriverenza manifesta: divertentissima l’esibizione di un attore che imita le movenze del cammello, in gara al Festival Internazionale della Performance, dove si avverte che il coach (figura professionale molto discussa in ambito recitativo, oggigiorno) c’è, anche se non si vede.
Una più crudele e caustica ironia abita, invece, altri momenti dello spettacolo e tenta di sollevare domande pesanti. Cosa resta del teatro (e della vita) quando a imperversare ovunque sono i dettami televisivi e mediatici ? Uno stupore divertito, frammisto a un senso di profonda autocritica e lieve sconcerto, pervade la sala quando per un improvviso, allusivo televoto da casa invocato dalla regia, una spettatrice è costretta ad abbandonare letteralmente il teatro !!! Potere della nominata “Magic box”, verrebbe da aggiungere.
E a noi pubblico cosa rimane di uno spettacolo così ardito, rischioso per l’impianto generale ideato in cui si vuole intenzionalmente vanificare la sostanza, il valore semantico e comunicativo ? Ancora una volta è Jacket, ombra dell’uomo comune, a intervenire sul finale e a richiamarci all’ordine di un sentire condiviso, alla possibilità di un Sogno che non si vuol far svanire del tutto, e che anche qui si conserva, seppur timidamente, in un poetico momento conclusivo danzato in penombra, sullo sfondo, da uno degli interpreti ."
Francesca Ferrari, Teatropoli
"Il NULLA del sottotitolo conquista molteplici echi mentre si ride nel susseguirsi di tanti nimeri clowneschi, per il teatro ("luogo mitico", dice la voce fuori scena), la televisione (si vota anche da casa per dcretare gli esclusi), i concorsi (c'è anche quello mondiale per la miglio performance!?), ma forse in generale per la vita, sempre più difficile coglierne il senso, avere parole da dire che abbiano valore. Dunque? Meglio divertire, nascondendo (cosi svelando!) quel sentimento di vuoto che la buona risata riesce ad allontanare per un po'. Sono davvero bravi, con una reale competenza di teatro. Ma oltre all'abilità tecnica in sè, che ha coinvolto subito il pubblico - tante le risate - c'è anche il gioco della consapevolezza (ebbene si, quel nulla è motivato!): tra le tante macerie sparse di realtà e finzione, in un postmoderno disordinato, senza una direzione possibile. Tantissimi gli applausi."
Valeria Ottolenghi
"A chiudere la due giorni senese è Hallo! I’m Jacket! Il gioco del nulla, della compagnia livornese Dimitri/Canessa, spettacolo di dichiarata fattura metateatrale che gioca coi meccanismi del teatro inscenando una strampalata giocoleria fatta di “gare di performance” e gag in successione che prendono di mira quel diffuso intento di prendersi troppo sul serio di certo teatro, quello per intenderci di certe terminologie usuali in cui ricorrono spasmodicamente espressioni come ‘urgenza’, ‘qui ed ora’, ‘ricerca’ adoperati con inflazionata facilità. Hallo! I’m Jacket! si presenta come un gioco da palco volutamente sgangherato, inanellando una serie di scene da commedia slapstick intercalate da riferimenti alla teatralità contemporanea più o meno velati (i tecnici chiamati Emma e Dante, per dirne una), a cui fornirà senso definitivo la comparsa di Jacket, personaggio, deus ex machina, ma in fondo fantoccio posticcio che fungerà da chiosa ad uno spettacolo confusionario per scelta, amabilmente schizoide nel suo farsi beffa della deriva performativa di certa teatralità contemporanea, abbarbicandosi ostinato ad una dimensione diretta del rapporto fra scena e platea, ribadendo con scanzonata buffoneria una vocazione al teatro per quel che è, una casa dell’arte senza superfetazioni e sovrastrutture."
Il Pickwick
Produzione: Compagnia DIMITRI/CANESSA
Co-produzione: Artisti Associati Sosta Palmizi
Con il sostegno di MiBAC-Dipartimento dello Spettacolo e Regione Toscana-Settore Spettacolo e Armunia, Festival Inequilibrio.