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...DI GIULIETTA 

E DEL SUO ROMEO

 

regia:

Federico Dimitri

con:

Elisa Canessa, Fedrico Dimitri, Francesco Manenti

musiche dal vivo:

Antonio Ghezzani, Stefano Dentone, Matteo Pastorelli

disegno luci:

Marco Oliani

fantocci:

Fabrizio del Moro

spettacolo per le scuole medie e superiori

La scena si apre con un sogno. E’ l’incubo di Donna Capuleti, la madre di Giulietta. Un filtro onirico ricopre tutto lo spettacolo, la realtà si forma e si trasforma come in preda a costanti allucinazioni. Presentimenti. E proprio come in un sogno, i personaggi di questo spettacolo si muovono sul confine tra il reale e la messa in scena di se stessi, presentandoci uno spaccato tristemente amaro del mondo adulto.

 

Romeo e Giulietta, i due amanti più famosi al mondo, sono salvi. Eternamente adolescenti, eternamente puri, eternamente innamorati. Su di loro, non c’è più nulla da dire, nulla da vedere. Sono gli altri che ci interessano. I personaggi ottusi e grotteschi che ruotano intorno alla vicenda. Esseri umani totalmente incapaci di mutare il corso di una storia che si ripete nei secoli. Sempre la stessa storia. Sempre gli stessi adulti sordi e ciechi di fronte al mondo degli adolescenti, con i loro estremismi, fragilità, passioni.

 

Leggendo e rileggendo Romeo e Giulietta di Shakespeare, quello che più ci ha colpito è la crudeltà, spesso involontaria, ma ancor più spesso consapevole, che nasce dall’imbecillità umana. A parte i due protagonisti, in qualche modo ‘salvati’ dall’innamoramento, tutti gli altri si muovono minacciosi e vittoriosi verso un epilogo inevitabilmente tragico e grottesco.

 

In questo spettacolo Romeo e Giulietta sono simbolicamente rappresentati da due fantocci che, privati della possibilità di esprimersi, e quindi anche della possibilità di essere ascoltati, vengono letteralmente travolti dal mondo degli adulti, con tutte le loro dinamiche e i loro problemi.

 

Sulla scena tre musicisti (chitarre elettriche e voce) e tre attori. Gli avvenimenti si susseguono e si sviluppano in dinamiche a metà tra il teatro  visionario e un concerto rock,  permettendo un cionvolgimento particolarmente intenso dei ragazzi che assistono allo spettacolo.

Estremamente interessante il linguaggio utilizzato dalla Compagnia DIMITRI/CANESSA, ospitato per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Studio di Scandicci. La performance “…di Giulietta e del suo Romeo” inizia con una battuta di Donna Capuleti (una bravissima Elisa Canessa) che racchiude tutto il senso dello spettacolo: «Stanotte ho fatto un incubo. Era la festa di compleanno di Giulietta. E Giulietta, s’innamorava di un Montecchi. Un topo… Un topo in casa nostra Balia… Balia? Ma io sto ancora dormendo. E questo è solo un sogno. Un incubo». Il filtro onirico caratterizza tutto lo spettacolo, realtà e allucinazione si intrecciano fino a confondersi e a confondere lo spettatore. Giulietta e Romeo sono simbolicamente rappresentati da due fantocci che, privati della possibilità di esprimere i propri sentimenti, sono manovrati dal mondo degli adulti. Un mondo crudele, che ha dimenticato la propria innocenza ed è diventato talmente sordo e cieco di fronte alle esigenze degli adolescenti da non essere in grado di salvare i due giovani. Oppure no, e il sogno premonitore di Donna Capuleti saprà strappare alla morte i due famosi innamorati? Giulietta e Romeo saranno finalmente salvi? La soluzione è lasciata alla libera interpretazione dello spettatore… oppure no?

 

Lorena Vallieri, corrieredellospettacolo.it

 

 

L’incubo della madre coincide con uno spettacolo di fattura accuratissima e governa su tutti i personaggi che le gravitano intorno come satelliti. È un pianeta tuttavia popolato solo da adulti – la madre appunto, la balia, frate Lorenzo, i servi – sui cui si punta la luce per mostrarne il lato oscuro, nascosto. "Di Giulietta e del suo Romeo" non rimangono che due fantocci, ancora più disorientati, perché muti e costretti a esser trasportati dalle azioni degli altri.Il volto cereo e lo sguardo malinconico della madre da un lato, e il suo bastone dall’altro, trascinano il personaggio in una doppiezza che sembra recuperare l’originaria maschera di Pierrot, prima che venisse adottata in Oltralpe. Una sfaccettatura che pare appartenere a tutti gli adulti – anche in chiave drammaturgica visto che rivestono doppi ruoli – i quali ruotano su se stessi come fossero statuine di Capodimonte impolverate dal tempo e trattenute nelle pieghe della storia. Anche quando i colori cambiano, le luci diventano rosse o accecanti, e il rock ritma il tempo delle (or)azioni, nulla cambia per i due adolescenti se non la visione dell’altra faccia di quei luciferini "Giani bifronti", bloccati in una coazione a ripetere. Anche la Balia - la cui incertezza nel pronunciare parte del famoso monologo “O Romeo Romeo perché sei tu Romeo…” sembra restituire una prossimità spesso inaudita - alla fine sarà costretta ad uscire in punta di piedi e senza far rumore.Il silenzio imposto, ostinato, sfacciato, dall’ordine prestabilito (familiare, sociale, istituzionale) diventa effige di tempi che non sono adatti alla tragedia. D’altronde è più semplice cucire la bocca – come a un fantoccio – che prestare ascolto a ciò che si ha da dire.

 

Manuela Margagliotta, paperstreet.it

 

 

Produzione: Compagnia DIMITRI/CANESSA

Co-produzione: Associazione Sosta Palmizi

Con il sostegno di MiBAC-Dipartimento dello Spettacolo e Regione Toscana- Settore Spettacolo e Armunia, Festival Inequilibrio. Progetto sostenuto dalla Divisione della Cultura e degli Studi Universitari, Bellinzona, e dal Fondo Swissloss.

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